lunedì 24 dicembre 2012

Prima Sveglia di Pittura - MYSTERIUM FELICITATIS - Il mistero della felicità -



L’11 gennaio, alle ore 19.00 presso la sala del Giubielo, si apre una delle mostre più interessanti degli ultimi tempi. Finalmente, dopo l’espluà nella 62 esima Settimana Liturgica Nazionale, sbarca ufficialmente a Trieste la mostra Mysterium Felicitatis, il mistero della felicità, ideata e curata dall’artista triestino Lukarich Francesco. Nata come una mostra catechetica, porta lo spettatore ad una riflessione profonda su dove si celi la vera felicità, il senso della vita e la gioia del vivere. La mostra si presenta come un elemento innovativo a livello mondiale e i presupposti per l’evento sono ragguardevoli. L’innovazione che porta in campo artistico e spirituale, la nuova visione dell’arte, ma soprattutto la sua diversità da tutte le mostre che sono sorte negli ultimi decenni ne fanno un evento unico e allo stesso tempo, molto scomodo.
Come mai ha chiamato questa mostra di pittura con il nome Sveglia di pittura?
Innanzi tutto, bisogna partire dalla concezione che l’uomo del 2013 ha dell’arte e delle mostre. Noi siamo abituati ad andare a vedere delle mostre dove vengono esposte delle opere di un artista. Di solito abbiamo un presentatore della mostra che dice due parole di benvenuto, poi parla un critico approfondendo l’opera dell’artista ed in fine l’artista spiega alcune idee del suo lavoro. Poi si guardano le opere e si passa al rinfresco. Spesso i giudizi delle opere esposte si ferma su un banale “mi piace” o “non mi piace”. Al massimo, qualcuno che ne sa di più può valutare il lato artistico dell’opera, la sua fattura, la costruzione ecc..Finito, si esce dalla mostra uguali di prima, e  se ci è andata bene con lo stomaco pieno. Questa mostra porta un cambiamento radicale nell’ idea di “arte” che abbiamo, sospingendo lo spettatore ad un rigoroso confronto con essa. In questa Sveglia il critico non svolge più la mansione di fare una critica all’opera dell’artista, bensì ricopre l’arduo ruolo di ambientare lo spettatore a questa nuova concezione d’arte. Una volta introdotto lo spettatore, l’artista lo accompagna virtualmente attraverso un percorso che tocca vari punti su dove non si celi la felicità. Questo percorso tocca vari punti dove l’uomo cerca la sua felicità, la sua realizzazione e lo porta gradualmente ad un risveglio della sua consapevolezza. Da questo concetto hp adottato il nome “Sveglia di Pittura”, in quanto cerco di risvegliare l’anima dello spettatore. Alla fine del percorso, viene svelato e manifestato il mistero della felicità.
Scusi, ma da cosa vuole risvegliare l’uomo?
E’ molto semplice. Mi permettasi  fare delle domande ad una persona virtuale, così lo comprende da se. Lei ha una compagna? E’ sposato? Si, sono sposato da abbastanza anni. Ha dei figli? Si, ho tre bellissimi bambini. Mi permetta di chiederle se ha una casa? Si, anche se per il momento è ancora metà della banca, ma diciamo di si. Bene, Lei si sente realizzato o sente che le manca qualcosa? Umanamente questa persona dovrebbe essere felice ed in pace, giusto? Ha una casa, un lavoro che le permette di avere un mutuo, tre figli e una moglie che la ama, due auto, fa le vacanze d’estate e d’inverno, sua moglie lavora, ha una buona qualità della vita. Insomma, diciamo che è l’icona della persona felice. Invece? Anche avendo tutto questo, continua a cercare un qualcosa, non è pienamente felice, non si sente totalmente realizzato. Mi sbaglio? Sa perché non si sente felice? Pensa che le manchi qualcosa? Tu lettore, ti senti felice? Se si, beato te, ma se ti vedi senza speranza, senti che la tua vita non ha senso, oppure che il frutto delle tue lotte per guadagnare, per essere qualcuno, per cercare un po’ d’affetto non ti hanno dato nulla, ti invito seriamente a venire a vedere e ad ascoltare. 
Io con questa mostra, le porto Uno che vuole venire a risvegliarla da tutte le bugie che le hanno raccontato! Sa perché lei non è felice? Perché in queste cose non si trova la felicità! Non le dico altro, altrimenti le svelo in anteprima l’antidoto e le rovino la sorpresa.
Non ha paura delle conseguenze di una mostra del genere?
Che dire, se parlassi da me, ne dovrei avere di paura e anche molta. Ci sono forze che vogliono l’uomo ridotto in schiavitù, le quali non possono permettere che venga rivelata un notizia del genere e faranno di tutto per annientare questa opera. Inoltre, essendo una idea nuova, può risultare scomoda. Un esempio banale si può trovare nelle scarpe nuove. Le vediamo, ci piacciono, le proviamo e quando le indossiamo ci stanno scomode. Ci vuole un po’ di tempo affinché si adattino al piede e in questo tempo c’è il rischio che finiscano in ripostiglio per sempre. Oppure con l’auto nuova, la frizione ci fa sempre penare e ci vogliono un paio di chilometri per acquisire la giusta sensibilità. Sinceramente, spero che qualcosa risulti scomoda, perché vuol dire che la Sveglia agisce.  Io non parlo da me, ma sono solo lo strumento di un Padre, che vuole raggiungere i suoi figli. Non può sopportare le loro sofferenze e si inventa mille occasioni per curarli e confortarli. Questa mostra è solo uno strumento, ma la parola è di qualcuno più grande di me. Tutto quello che accadrà sarà sua volontà e questo è la mia pace.
Perché fa una mostra del genere?
Io sono uno di quelli che sono scappati da Dio perché sono rimasti scandalizzati dalla sofferenza. E’ successo, che quando mia madre si è ammalata di parkinsonismo, ho dato la colpa a Dio, sostenendo che o Dio non esiste oppure è un mostro che si diverte a giocare con le sue bambole. Non ne ho più voluto sentir parlare, i discorsi sull’amore di Dio mi parevano tutte buffonate, tutte cose inventate dai “preti” per soggiogare le persone. Allontanandomi da Dio sono caduto nel baratro del non senso della vita e per rimpiazzare il Signore sono stato costretto a ricercare la Vita in qualcosa che potesse sostituirlo. Droga, alcol, pornografia, musica, hobby, ecc ma in nulla ho trovato un qualcosa che mi riempisse, che mi desse la felicità, che desse un senso alla mia vita. Ho sofferto moltissimo specialmente il non senso della vita. Sono arrivato al punto che o mi ubriacavo o non riuscivo a sopportare la realtà, non riuscivo a sopportare me stesso, non riuscivo a sopportare il generale non senso dell’esistenza. Ero arrivato a bere ogni giorno, spesso anche più di una bottiglia di Martini e comunque mi riducevo in condizioni pietose. Non mi vergogno di parlarne, perché attraverso questa sofferenza Dio è passato nella mia vita. Il Signore con me è stato benevolo e mi ha donato di ritornare a Lui. Per questo oggi posso dire che la felicità sta solamente in Gesù Cristo! In nulla ho trovato l’amore che cercavo, nessuno mai mi ha amato come mi ha amato Cristo, neppure i miei genitori, nessuno mi ha mai accettato così come sono, neppure io mi accetto così come sono! Oggi l’uomo vive in un angoscia mostruosa e come potrei rimanere ozioso a guardare la gente morire? Uomini che vivono nel tormento del non senso della vita, che lottano per accaparrarsi beni dai quali sperano derivi la loro felicità e invece raccolgono solo sabbia. Per l’amore che ha suscitato in me verso queste persone, faccio questa mostra.


Mysterium Felicitatis, Il mistero della felicità. Prima sveglia di pittura di Lukarich Francesco.

L’associazione Minoranza Creativa, con il patrocinio del Comune di Trieste, con il patrocinio della Diocesi di Trieste, con la partnership e la collaborazione dell’associazione ALT, è ben lieta di sostenere la mostra - evento del suo socio Francesco Lukarich, riconoscendone la sintonia con i valori e le finalità associative.

Questa mostra affronta il tema della “ricerca della felicità” e offre allo spettatore le opportune impressioni, per riflettere su quale sia la natura di questa condizione e dove non si trovi, spingendolo a ricavare un proprio giudizio e  delle conclusioni personali.

Fin dalla sua fondazione, Minoranza Creativa è impegnata in attività di promozione sociale e i suoi soci incontrano ogni giorno persone che faticano nel dare uno scopo alla loro vita.  In particolare l’artista lavora da anni presso la sede dell’Area Sociale del Comune di Trieste. Tale esperienza gli ha consentito di vedere e toccare con mano le difficoltà, non solo di natura economica, nelle quali si dibattono molte persone ai giorni nostri. Queste impressioni hanno trovato un naturale sbocco nella sua produzione artistica, semplice e diretta, che raffigura in modo analitico varie condizioni, quasi dei flash sulla vita dell’uomo e la vita del nostro socio.

La mostra si snoda tra 30 opere scelte, le quali, quasi in un percorso virtuale portano lo spettatore a riflettere sulla realtà in cui vive, sulla sua vita, sulla sua storia. 

Non è una mostra formativa, né è un giudizio sulla realtà umana. E’ un’occasione creata, studiata e voluta per il bene delle persone, dello spettatore, di chi vive nella tribolazione, per chi cerca ogni giorno un senso alla sua vita. Chi può rimanere ozioso di fronte alla sofferenza della società? Come può un uomo non curarsi del bene del suo prossimo? 

Questa esposizione d’arte è un segnale per l’uomo moderno, affinché recepisca che l’arte non è lontana, che non è una cosa solo per intellettuali, ma lavora e lotta per lui in ogni modo e in ogni momento.

Al vernissage della mostra saranno invitati i rappresentanti dell’Area Promozione e Protezione Sociale e dell’Area Cultura del Comune di Trieste, come segnale tangibile dell’affinità d’intenti e di traguardi perseguiti. 

Parteciperanno inoltre anche rappresentanti della comunità Greco ortodossa e Serbo ortodossa, in quanto molte opere sono di chiara matrice iconografica.

Per la parte psicologica parteciperà il dottor Marco Pizzi, psicologo, psicoterapeuta, consulente tecnico d'ufficio e di parte, esperto in ambito penale su maltrattamenti e abusi sui minori, mediatore familiare e formatore.

Parteciperanno inoltre gli ambasciatori onorari della Repubblica Austriaca e della Repubblica Greca.

E’ possibile che partecipino al vernissage personaggi della cultura e dell’ambiente artistico triestino.

Per l’evento, la ditta Principe di Trieste, leader nel settore e primo produttore del pregiato prosciutto di San Daniele, offrirà generosamente l’opportunità di degustare le sue delizie.

giovedì 5 luglio 2012





MYSTERIUM FELICITATIS
IL MISTERO DELLA FELICITA’

Vorrei darvi soltanto alcuni brevi flash su questa mostra, affinché possiate vedere con un altro occhio, affinché questi quadri non rimangano solamente delle tele con sopra una materia colorata, per aiutarvi a vedere. Innanzi tutto questa non è una mostra di opere sacre, non è una mostra di opere concettuali, ne tanto meno una mostra shock. E allora che cos’è, vi chiederete? E’ una sveglia! Una sveglia? Vedrete che le opere sono molto semplici, molto chiare, immediate. Se andate nelle chiese romaniche, ma basta andare a San Marco, a Venezia, vedrete che sulle pareti della chiesa ci sono dei mosaici stupendi. Questi mosaici riprendono alcune scene bibliche, perché sappiamo che la gente di quel tempo era analfabeta e la parola di Dio era scritta in latino; la gente capiva poco o niente, ma guardando a questi mosaici percepiva la storia della salvezza e capiva. Ora queste opere qui sono molto semplici, estremamente semplici, affinché siano capite da tutti, dai dottori ai poveri, dagli studiati agli analfabeti.
La semplicità!
C’è un aneddoto che vorrei raccontarvi su Claude Monet, il pittore impressionista francese, quello che ha dipinto lo stagno delle ninfee, vi ricordate?. Allora, cosa faceva? Si prendeva il cavalletto, la tela, lo zaino con i pennelli e i colori e andava al Louvre. Il museo era pieno di accademici che copiavano i grandi quadri dei maestri, chi a gruppetti, chi da solo, ma lui no, non si fermava dinanzi a nessun quadro. Vediamolo mentre cammina con passo sicuro attraverso questi grandi corridoi coperti da opere eterne e molti ragazzi dell’accademia si girano a guardarlo parlottando tra di loro...”chi sa cosa va a copiare quello lì ”. Monet passa davanti ad un grande dipinto di Théodore Géricault, “La zattera della medusa” (Le Radeau de la Méduse), simbolo del romanticismo francese, pieno di “accademici” tutti in estasi a copiare e i ragazzi al vederlo passare pensano..”questo si ferma a copiare di sicuro il maestro Géricault”, ma Monet va avanti. Arriva in fondo al ampio corridoio, si mette sulla finestra, appoggia lo zaino, monta il cavalletto, ci mette sopra la tela e poi sapete cosa fa? Copia quello che vede fuori dalla finestra del Louvre!
Questo è quello che faccio io, mi metto sulla finestra e copio quello che vedo fuori, copio l’uomo; meglio, mi metto sulla finestra dell’uomo e copio la sua anima. Alcuni diranno…ma queste sono solo opere terrificanti mentre io sono anche felice, gioioso ecc. Vi siete mai chiesti il perché, quando c’è un incidente la gente si ferma a guardare? I guardoni, i curiosi? Mi è capitato ultimante che una vecchietta si è aperta la fronte sul tubo di ferro di una transenna è tutti lì ad aiutarla, ma in realtà, usavano il “voler aiutarla” per vedere il sangue, per vedere la scena terribile. In piazza Oberdan, a Trieste, un ragazzino si è schiantato con il motorino sotto ad un mini bus e intorno c’era una folla di gente, a guardare, a commentare, come se ci fosse un concerto! Oppure gli omicidi che fanno notizia per mesi, perché? Perché la gente ha bisogno di vedere la sofferenza? Perché la gente poi vuole cancellarla, nasconderla, sfuggirla? Ve lo siete mai chiesto? Di solito, noi non vogliamo vedere i nostri fallimenti, i nostri dolori e allora….? è meglio guardare quelli degli altri.  Questi quadri sono come degli specchi, sono il riflesso di quello che molte volte abbiamo nell’anima. Ad esempio, ci sono persone eleganti, con modi “distinti”, che visti dal di fuori sono perfetti, ma molto spesso il loro cuore è pieno di morte, di dolore, di non senso della vita. E la sofferenza non è un prato di margherite! Non posso dipingere la tua angoscia raffigurandola come un campo di grano in toscana, con magari qualche papavero, un bel cielo azzurro e un paio di rondini….ti mentirei!! Accetta la tua realtà, la realtà dalla quale fuggi! Molti uomini vivono come in un’ ampolla di vetro, rinchiusi nelle segrete del castello che si sono costruiti attorno. Per queste persone il mondo non esiste, esiste soltanto la loro realtà, i loro problemi, le loro sofferenze. Non se ne accorgono, non lo fanno apposta o con cattiveria, ma è così. Tutto ruota attorno a loro e tutto e’ in funzione di loro, l’altro non esiste, anzi…l’altro fa paura!! Un altro individuo che si relaziona con te sicuramente vorrà qualcosa da te, per cui tu dovrai uscire dal tuo castello oppure lui dovrà entrarci. E cosa succede se “lui” entra nella tua vita? Che tu dovrai fare spazio a qualcun’ altro nel tuo maniero. E’ qui il problema! Se tutto ruota in funzione di me, non posso permettere a qualcun altro d’entrare nella mia vita, altrimenti io non sarei più il centro d’essa! L’unico maniera per poter far entrare l’altro nella tua vita, l’unico modo per cui si possa relazionare con te è che “l’altro” ruoti attorno a te. Se l’altro non ruota attorno a te, cioè se non fa la tua volontà, non fa quello che vuoi tu...deve essere espulso immediatamente dalla tua vita: la scusante sarà “incompatibilità”. E allora ecco che scatta la paura! Tu oggi hai paura dell’altro? Oggi hai paura del domani? Se hai paura ascolta, perché al tuo inferno c’e’ una via d’uscita!
L’uomo non e’ fatto per vivere per se stesso e quando lo fa, soffre. Allora deve cercare di costruirsi attorno una realtà borghese, senza troppe ansie, sofferenze, problemi e vivere tutto con distacco, perché non riesce più a sopportare la realtà. E qual è la realtà? Che tu non sei stato creato per vivere per te stesso! Sapete dove si può osservare distintamente questo fenomeno dell’alienazione dalla realtà? Un esempio e quello di presone che se vedono un incidente non provano quasi nulla, ma se lo vedono per televisione scoppiano in lacrime! Vi ritrovate? Perché questo fenomeno, vi chiederete? Perché devono filtrare la realtà, non posso sopportarla così com’è! Ma la visione dell’incidente reale, con il suo carico di orrore e dolore, li scuote dal torpore e li fa toccare per un secondo la vita, quella reale; ecco il perché di molti curiosi!
Alcuni soldati, durante la prima guerra mondiale, di ritorno dalle trincee del carso, ritornavano a casa trasfigurati. Molti arrivavano dalla loro realtà borghese, del dolce vivere e si ritrovavano catapultati in trincea, a convivere con i cadaveri, a patire cose inenarrabili, ad essere di continuo in pericolo di vita; bene, quando ritornavano a casa, quei pochi fortunati, non si trovavano più, erano smarriti, non appartenevano più a quel mondo!
Allora cominciamo, entriamo in questa trincea colma di membra umane, di ferro, di reticolati divelti, di fango, colma di disgusto.
Allora iniziamo. Cosa vuole l’uomo? Oggi cosa vogliamo, noi che siamo qua? L’uomo vuole essere felice. Essere felice! Possiamo dire che l’uomo ha una vocazione alla felicità. La catechesi del mondo ci insegna che per essere felici bisogna avere molto; più si ha e più alta sarà la probabilità di essere felici, per cui, per comperarci la felicità ci serviranno un mucchio di soldi!
Non c’è cosa al mondo che non possa essere comperata, tranne l’amore e la felicità, ma l’uomo vive nella menzogna che con il denaro può comperare tutto. Ecco allora che iniziamo con questo primo quadro. Chi non vorrebbe avere tutti questi soldi? I pezzi da 200 euro sono scomodi come quelli da 100 ma quelli da 50 sono la banconota giusta per l’uomo medio. Quando la “spezziamo”, molto spesso ci restano due da 20, magari una da 5 e anche moneta! Che banconota magnifica quella da 50 euro!! Io ambirei ad avere la borsa piena di cinquantoni e comperare, fare shopping, spendere e spandere, comperare tutto quello che desidero. Perché? Perché penso che, più ho e più sarò felice! Ripeto: PIU HO = PIU FELICITA’. Questa è una bugia radicata profondamente nell’uomo, l’avere. Più possiedo, più denaro, più case, più donne, più di tutto e più sarò felice. Ma guardate questo uomo qui. Lui pensa che la vita sta nel denaro e guardatelo adesso, morto. Ho visto questo uomo in giacca e cravatta, con un abito costosissimo, tutto pulito e distinto, bere il caffè al banco di un bar, in via San Nicolò. Entro nel locale, ordino un caffè e intravedo il riflesso del suo viso sullo specchio che stava dietro al bancone: era un cadavere. Morto! Bevo il caffè, pago ed esco a fumarmi una sigaretta prima di ritornare in ufficio, poi esce anche lui e sale su una Maserati coupè da sogno, con la faccia da cadavere. Guardandolo andare via su quell’automobile stupenda, ho pensato che se avessi tutti i suoi soldi sarei sicuramente felice 24 su 24, ma è una menzogna! I soldi non danno la felicità. E perché? Perché i soldi sono solo dei pezzi di carta colorata, dei piattini di metallo con sopra inciso un numero. Non siamo mica così cretini da pensare che la nostra felicità dipenda da quanti pezzi di carta o piattini di metallo possediamo? Impossibile! I quattrini ci servono per comperarci la felicità, ma dato che è risaputo che la felicità non si può comperare, allora ecco che è palese che la vita non stà nel denaro.
I soldi ci servono per essere dio della nostra vita, per comprare un qualcosa che possa lenire il nostro non senso della vita!
So che è dura da accettare, ma abbiamo fatti eclatanti che lo confermano, basta guardarsi attorno. Persone che possiedono miliardi e non sono felici, anzi sono nella morte!
Allora cosa dà la felicità? Il lavoro, la carriera! Guardate questa persona qua. Sono ormai tanti anni che lavora in ufficio, nell’archivio, fa straordinari, lavora con dedizione, non ha una vita all’infuori dell’ufficio, ma è profondamente infelice. Guardatelo come urla di dolore, poveretto. Lui pensava di trovare la sua felicità nel lavoro, nella carriera, di trovare un senso alla sua vita, ma non l’ha trovato e adesso, che ha buttato via i suoi anni, si ritrova da solo nell’archivio ed è internamente morto! Morto!! Deceduto. Al posto della felicità, che pensava di trovare nel realizzarsi con il lavoro, ci ha trovato la morte. Ci sono persone che arrivano a dirigere aziende e amministrazioni, che occupano posizioni di potere, ma alla fine, dopo una vita di sacrifici si sentono come se non avessero raggiunto niente, come se non possedessero nulla, perché in realtà non hanno nulla all’infuori di un stipendione e di gente che li tratta con riguardo. Ogni giorno sui giornali si sente parlare di persone che occupano posizioni di potere che rubano, si danno alle droghe, a orge, fanno cose impensabili…tutto perché pur avendo soldi e potere, alla fine non hanno trovato la realizzazione, non hanno trovato la felicità!
Allora se la felicità non stà nel denaro e non stà nella carriera…dove stà? Chiediamolo a lei. Guardate questo quadro qui, c’è una ragazza biondina che lavora alla cassa del supermercato, passa la spesa sul nastro. Pensate, lei ha studiato per fare l’avvocato, la sua grande passione da quando era bambina, ha dato tutta se stessa per lo studio! Una vita passata a vivere per raggiungere  un sogno e adesso, deve sopravvivere lavorando in un supermercato, sorbendosi tutti i turni fino alle 21, lavorando tutti i sabati sera e tutte le domeniche mattina. Si sente una fallita, ha una ferita profonda nell’anima e la sua vita non ha più senso. Di colpo, i suoi sogni si sono scontrati con la realtà e la sua vita è crollata. Pensava che studiando avrebbe raggiunto la sua realizzazione, la sua felicità e invece eccola qua, nell’angoscia a lavorare alla cassa. E’ tremendo vederla così, una persona che ha perso il gusto di vivere, una persona che non ha più speranza. Molte persone vivono talmente distaccate dalla realtà, dalla vita reale, che quando per varie cause ci rientrano, rimangono atterrite, si ritrovano in un mondo che non conoscono, ma che era sempre attorno a loro. Come dicevo più su, si sono costruite attorno un castello e si sono rinchiuse nella torre. Un bel giorno il castello crolla e questi poveretti non sanno più dove si trovano, che senso abbia la loro vita, che cosa ci facciano in questo mondo.
Le proiezioni! Tutti noi abbiamo proiezioni sulle nostre vite, sul futuro, sulle nostre famiglie, sui nostri figli, ecc….poi succede che la realtà si dimostri ben diversa da come l’avevamo progettata e di colpo si precipita nel dolore, nello smarrimento, nel non senso della vita.
E allora dove stà la vita, la felicità? Se non sta nei soldi, nel lavoro, nel raggiungimento di un obiettivo….allora dove stà? Forse sta nella salute? Vi racconto un aneddoto su questo quadro qui. Ero a Strasburgo con David Lopez, ad affrescare la cappella della chiesa di Saint Antoine e una domenica per farci staccare un po’, il parroco ci portò a Ronchamp a vedere la chiesa di Notre Dame de Haut, disegnata dal Corbusier. Guardammo la chiesa un paio d’ore e verso le quattordici scendemmo in paese a mangiare. Troppo tardi, tutto chiuso. Era aperto solo un Kebab. Questo locale aveva una grande finestra con una vista  bellissima sulla collina dove sorgeva la cappella. Ad un certo punto passa una donna anziana, bassa, con un cappotto scuro, che sosteneva un ragazzo portatore di handicap, alto e magro. Era febbraio e in Alsazia fa molto freddo. Questo ragazzo dal volto scavato, con i capelli rasati, fortemente handicappato ad un certo punto mi fissa. Io ho visto in quel volto deformato una pace e una docilità che non ho mai visto in nessun altro volto. Ho pensato: ma come è possibile che un ragazzo che sta soffrendo in questo modo, che umanamente non ha senso di vivere, che non potrà mai vivere la sua vita, possa avere una tale quiete? Allora forse la pace, il benessere non vengono dalla salute? Ci sono molte persone sane che sono totalmente infelici, che del loro corpo giovane e sano non sanno che farsene. Il fitness, il wellness! La verità è che se il tuo cuore non ha la pace, ne la salute ne tutte le tecniche di auto training te la doneranno. Per non soffrire cosa ci dice il mondo? Alienati! Devi essere equilibrato! Non devi vivere a pieno, altrimenti potresti soffrire! Vivi solo ciò che ti rende felice, il resto escludilo dalla tua vita. E sapete cosa succede a questo punto? Che non si vive più!!
E allora dove stà questa felicità? Francesco Lukarich, dov’è!?!
Molto dipende dal nostro rapporto con la realtà, con quello che ci circonda. Ad esempio guardate questo quadro qui: c’è una famiglia, marito, moglie e figlio. Guardate il viso di questa donna, così triste e afflitto. Ma cosa avrà? Ha un marito e ha un figlio, dovrebbe essere umanamente realizzata, eppure c’è qualcosa che non va. Ho notato che chi non ha figli vorrebbe averne, chi ne ha uno è angosciato perché ne vorrebbe due, chi ne ha due non ne po’ più e non ne vorrebbe altri e così via. Perché? Perché se cerchi o pensi che la tua felicità si trovi nei figli ti sbagli di grosso. Proietti su di loro le tue nevrosi, i tuoi problemi e questi nuovi esseri viventi diventano la tua riserva d’amore. Un dispensa d’amore a cui attingere. E poi vengono fuori dei “mostri”, schiacciati dai genitori, incapaci di vivere, di relazionarsi. Ragazzi che non vengono lasciati liberi di crescere per paura di perdere questo prezioso “deposito d’amore”! I mammoni sono la conseguenza della folle ricerca d’amore dei loro genitori!
Ma allora, caro Francesco, ci deve essere pure un posto dove si trovi la felicità!
Allora, di sicuro la vita, la felicità stà nel piacere, nel sesso, nella lussuria! Chi fa tanto sesso sicuramente vive più sereno, anzi prima si inizia e prima si raggiunge la pienezza!! Chiediamolo a lui, a questa persona su questo quadro rosso. Guardatelo bene, non schifatevi, non vergognatevi! Questo uomo vive nel tormento; il mondo di lussuria che si è creato per sopravvivere al nonsenso della vita, alla solitudine, al disprezzo di se stesso, poco a poco gli ha ucciso l’anima. Questo è il punto più profondo, più intimo della persona; la sessualità nell’uomo non è una passeggiata. L’uomo per essere felice ha bisogno di essere amato e nell’amore umano trova l’impronte di quell’amor Divino a cui anela. E la sessualità è la massima forma d’amore, di donazione. Come dicevo poco prima, l’uomo deve donarsi per essere felice. Qui troviamo la massima forma, la più esplicita, la più vera, del bisogno di colmare la voragine che l’uomo ha dentro di se. Ma l’amore, la sessualità  viene usata come un oggetto, in una dimensione egoistica per colmare quella cavità buia che abbiamo nel profondo del nostro cuore. Tutto per me, il piacere per me, gli averi per me, tutto per colmare il mio vuoto, la mia insoddisfazione, per provare un momentaneo sollievo. Ci sono persone che basano le loro relazioni sul sesso, quando finisce il desiderio cambiano partner e via così, sempre alla ricerca di qualcuno, di qualcosa, che appaghi la loro tristezza, la loro solitudine, che colmi il loro vuoto. Vedete quella mano che viene da sinistra? E’ il demonio che continuamente ti fa vedere false necessità, false prospettive di felicità, di vita. Ti dice: se farai questo o quello, sarai felice! Allora cosa aspetti, masturbati, guarda ore e ore di pornografia, fai sesso come un cane ecc… Ma quando ti risvegli, dopo che sei caduto in questa voragine, quando lei / lui se ne và perché ha bisogno di cambiare partner, perché fare sesso con tè ormai è una routine, una noia, come ti senti? Morto! Di nuovo insoddisfatto, ti accorgi che la vita non ha senso e ti ritrovi profondamente ferito, incurabile. E allora cosa fare? Masturbati di nuovo, che questa volta ti appagherai per davvero. Ma cadi ancora di più in questa melma, in questo fango che ti attanaglia e poco a poco, il senso della vita, il gusto di vivere, scompare da te. E guardate cosa succede! Guardatevi!! Vi rispecchiate in questi quadri? Accettate quello che vedete? Vi rendete conto che avete cercato la vostra felicità in cose che non danno la felicità? Che avete cercato la vita negli oggetti, che appoggi la tua vita su dischi di metallo con sopra un numero o fogli di carta colorati? Foglietti di carta colorati come quelli del monopoli!! E allora questa felicità dove stà? Perché fare un mostra del genere? Francesco, a cosa serve questa mostra?
Questa mostra serve a risvegliarvi, serve a dirti che la felicità, che la vita, non stà nelle cose, non stà nel denaro, non stà negli affetti, non stà neppure nel coniuge e nei figli! E allora dove sta, questa felicità? Guai a me se non ve lo annunzio, se non vi annunzio la verità! La vita stà in Cristo Gesù! Scandalo!!!! Si, la vita sta solo in Gesù Cristo, il figlio di Dio! Ora immagino che molti penseranno…ma cosa dice questo deficiente, come si permette di dire una cosa simile? Non mi importa cosa pensiate, non posso non dirvi la verità! E come se vi viene un tumore al cervello, iniziate ad avere emicranie e a svenire, a perdere sangue dalle orecchie, a delirare. Andate dal medico e questo vi dice che molti svengono, che è una cosa naturale, vi da un paio di pastiglie per l’emicrania, e per il sangue dall’orecchio? Tranquillo, è legato all’emicrania! Per il delirio, cosa vuole, tutti siamo liberi di andare fuori di testa, viviamo in una società moderna. E poi un giorno ti ritrovi disteso in una bara. Io sono uno di quelli che sono scappati da Dio perché sono rimasti scandalizzati dalla sofferenza. E’ successo, che quando mia madre si è ammalata di parkinsonismo, ho dato la colpa a Dio, sostenendo che o Dio non esiste oppure è un mostro che si diverte a giocare con le sue bambole. Non ne ho più voluto sentir parlare, i discorsi sull’amore di Dio mi parevano tutte buffonate, tutte cose inventate dai “preti” per soggiogare le persone. Allontanandomi da Dio sono caduto nel baratro del non senso della vita e per rimpiazzare il Signore sono stato costretto a ricercare la Vita in qualcosa che potesse sostituirlo. Droga, alcol, pornografia, musica, hobby, ecc ma in nulla ho trovato un qualcosa che mi riempisse, che mi desse la felicità, che desse un senso alla mia vita. Il Signore con me è stato benevolo e mi ha donato di ritornare a Lui. Per questo oggi posso dire che la felicità sta solamente in Gesù Cristo! Nessuno vuole dire e nessuno vuole sapere la verità, ma c’è poco da fare, se ricerchiamo la nostra felicità, la nostra realizzazione nelle cose o nell’essere qualcuno, ahimè, siamo da compatire, perché  cercheremo in eterno senza mai trovare che sabbia. Cristo vede la tua insoddisfazione, vede che non hai speranza, che ti senti solo e abbandonato, che ti fai schifo, che non c’è la fai, vede! Ma per il mistero della libertà ti lascia libero. Oggi sei libero di credere che la vita stà in Cristo e anche di non crederlo. Oggi grida al cielo: O Dio vieni a salvarmi!! Signore vieni presto in mio aiuto!! Se non credi, non ti arriverà un fulmine dal cielo per punizione, nessuno ti costringerà a credere e Dio non ti castigherà con qualche sciagura! Ma se oggi accetti questa notizia, se oggi accetti che Dio ha inviato suo Figlio per salvarti, che Cristo è morto sulla croce per i tuoi peccati e che Dio lo ha resuscitato, allora nascerà in te il germe della vita eterna! Perché alla tua vita da schifo, all’inferno in cui vivi, c’è una via di salvezza e quella via è Gesù Cristo. La felicità che oggi cerchi, il senso di benessere che speri di trovare facendo questo o quello, la realizzazione della tua vita sta in Cristo! Guardate questo crocefisso. In questo crocefisso è racchiuso il mistero della tua felicità! Questo uomo appeso a questa croce…questo Gesù di Nazareth….questo uomo è Dio! Se oggi ascolti e lo accetti, la vita entra in te, quella vera e tutto inizia ad avere un senso! Non è una magia, è un incontro con una persona. Allora ti si apriranno gli occhi e vedrai che nei soldi c’è  la felicità, che sono solo uno strumento e non ti affannerai più per riempirti il portafoglio di carta colorata e piattini di metallo! La vita non ti verrà più dall’ avere o non avere denaro, dal comandare o no, dal lavoro, dai sogni, ma ti verrà da Cristo! Potrai essere anche un milionario o un presidente, oppure un povero e mendicante, ma conscio che la tua vita non dipende da ciò che hai, ma dipende da Dio vivrai in pace. Spero che questa mostra via aiuti a rientrare nella verità della vostra vita e della storia. Che il Padre vi ricolmi del suo Santo Spirito, il quale vi testimoni la Verità.











                                                                                                                      Lukarich  Francesco

Francesco Lukarich nasce a Trieste il 15/12/1983. Nel 1995 i genitori si offrono per partire come missionari e la famiglia si trasferisce in Nicaragua. Vanno a vivere nel piccolo paese montano di Jinotega. In questi anni, in lui inizia a sgorgare una profonda necessita di comunicazione, la quale trova il suo naturale sfogo nell’arte. Va a bottega presso un pittore naif del luogo ed inizia ad esplorare la linea, la superficie ed il colore. Ritornato in Italia nel dicembre del 1998, nel 1999 si iscrive all’Istituto Statale d’arte E.U. Nordio. Qui, sotto la carismatica guida di alcuni insegnati affina le sue capacità, ma soprattutto, attraverso le lezioni di storia dell’arte, viene a contatto con la metafisica di De Chirico e l’opera di Vasilij kandinskij. Legge “lo spirituale nell’arte” di Kandinskij e ne rimane totalmente affascinato. Intraprende così un iter creativo che lo porterà a fondere la metafisica dechirichiana e la teoria del colore del pittore russo, in un intreccio fra architetture e astrattismo. Crea così un linguaggio di forme e colori dove, ad esempio, il giallo (colore del tradimento, della frode ) associato ad un edificio con molte finestre ed aperture su di un lato, ma sull’altro è  dipinto di nero, risulta simboleggiare un uomo che tradisce, che ha secondi fini, ecc.
La madre si ammala di Parkinsonismo. In questo periodo conosce da vicino la sofferenza e l’angoscia, inizia poco a poco a toccarle con mano e ne rimane scandalizzato. Entra in una profonda crisi esistenziale che lo porta a rinnegare la sua fede e lo trascina nel baratro del non senso della vita. La madre peggiora. In uno dei tanti ricoveri della madre, vede nel letto affianco una donna scheletrica, bianca e seminuda che boccheggia ed emette rantoli. Vinto il ribrezzo si avvicina e percepisce che la donna stà chiedendo acqua. In quel momento, ai piedi di quel letto, riconosce in quella donna Cristo crocifisso abbandonato da tutti. Inizia da quel letto un rinnovamento nel linguaggio, che lo porterà a dipingere la sofferenza che vede attorno a se e della quale nessuno vuol sentir parlare. Si avvicina all’espressionismo tedesco e  trova in esso la via più consona per esprimere la nuova fase della sua vita. Sperimenta una nuova forma per dar vita alle sue opere, cercando di instaurare attraverso d’esse un dialogo opera / spettatore .Nel 2008 la madre muore e a seguito di questo avvenimento, entra in un momento di totale aridità artistica. In un viaggio in Spagna nel 2010, si accorge attraverso l’osservazione di varie problematiche sociali, che la società e lui stesso stanno cercando la vita e la felicità in cose dove non si trovano. E’ un periodo di presa di coscienza, che poco a poco lo porterà a capire, se pur lontanamente, che l’uomo per essere felice deve essere amato. Inizia così una nuova fase della sua pittura che lo porterà a indagare su dove si occulti la vera felicità e la vera realizzazione, ma particolarmente dove si celi quel qualcosa che può saziare e colmare lo spirito dell’uomo. Da quest’idea germoglia questa mostra, che aiutando lo spettatore a ragionare cerca di raggiungere e risvegliare la sua anima.
1999 – 2005 I.S.A. E.U.  Norido
2001 - Personale presso il Bar Costa - Trieste.
2002 -  Collettiva con l’associazione Arte 7
2002 - Primo premio al concorso d’arte sacra indetto dalla Provincia di Trieste.
2003 - Collettiva presso il convento dei frati minori conventuali. –Treviso.
2004 - Collettiva con l’associazione Arte 7
2006 - Collabora alla realizzazione del ciclo di affreschi nella chiesa di S. Giovanni Battista - Perugia.
2006 - Personale presso l’ex convento di Santa Maria Maggiore – Trieste.
2007 - Assieme al pittore David Lopez affresca la cappella della chiesa di S. Antoine  – Strasburgo.
2008 - Esposizione di disegni a Berlino presso il Tacheles.
2009 - Personale presso il Bar Carakas – Trieste.
2010 - 23° Collettiva per le arti figurative “Lilian Caraian”. Stazione Rogers  - Trieste
2011 - Personale presso lo spazio espositivo dell’associazione Thirty seven.  – Fiumicello
2011 -  62° settimana liturgica nazionale.  Molo IV - Trieste
2011-  24° Collettiva per le arti figurative “Lilian Caraian”. Sala Fittke - Trieste

mail: francescolukarich@hotmail.com